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| Foto di Diego Piccaluga |
Da “A volte mi viene da dire”
di Diego Piccaluga.
A volte mi chiedo perché sono
nato qui, in Italia? E più specificatamente a Genova; anche se da diversi anni
mi sono spostato in Toscana, sulle sue splendide colline, per la precisione.
Per quale motivo sono nato
qui? Per merito? E quale sarebbe stato questo merito? O forse sarebbe meglio
dire per fortuna.
Sono nato in una famiglia modesta, ma con sani principi e anche qui potrei ripetere le domande che mi sono fatto prima; perché?
Fortuna. E perché dico fortuna?
Se mi guardo intorno, ad ampio raggio, cioè nel resto del mondo, vedo che ci
sono posti allucinanti, dove l’esistenza è veramente complicata, dove la vita
la devi afferrare con i denti, tanto ti scappa via.
Ci sono posti veramente
inospitali per l’essere umano, a questo mondo, dove ogni giorno devi
conquistarti il diritto a vivere, con sforzi enormi.
Ci sono altri posti a questo mondo,
dove la fame e la sete la fanno da padrone. Un padrone anche molto severo, che
miete vittime come la falce taglia migliaia di fili d’erba in un sol colpo.
In altri posti le guerre si accaniscono
da anni e non se ne riesce a vedere la fine.
Se mi guardo bene intorno,
non sono pochi i paesi, dove imperversano le situazioni che ho appena citato.
A volte, mi viene da pensare
– ma da dove nasce quell’arroganza che hanno certi nostri politici, verso la
disperazione degli immigrati? -.
Forse loro pensano di essere
in Italia per meriti guadagnati? Non si sa bene come e perché e dove hanno
ottenuto o acquisito questi meriti.
Stavo per scrivere invece che
Italia, nostro paese, poi ci ho ripensato e ho scritto Italia, perché di nostro
non c’è proprio nulla, siamo di passaggio e quindi tutto è in prestito.
Mi domando, perché questi
personaggi che gridano tanto, non vanno loro
a respingere, sulle coste, i bambini, le donne incinte, i di-spe-ra-ti che
fuggono da pestilenze e guerre e li rimandano, loro, verso il mare aperto.
Perché, sempre loro, non scendono nelle profondità del mare a raccogliere le migliaia
di corpi morti e li rimandano da dove sono venuti, perché loro l’immigrazione non la vogliono e quindi questi corpi sono nel
“nostro” mare.
Perché invece di dire tante
sciocchezze, per una volta, non trovano delle soluzioni concrete a queste
drammatiche situazioni?
Sono sempre pronti a dire: -
il lavoro per primo va dato ai nostri ragazzi - è… certo, lo abbiamo sotto gli
occhi tutti, quanto si sono dati da fare in questi ultimi anni per offrire lavoro
a noi cittadini Italiani.
E’ stato molto comodo, incolpare
di tutti i problemi l’immigrazione; ma il bello di questi personaggi è che
puntano sempre il dito per condannare per giudicare, ma soluzioni vere non ne
sanno trovare.
Comunque, per fortuna, sono
nato in Italia.
Ultimo libro di Diego Piccaluga.


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